XXII Domenica del Tempo Ordinario
XXII Domenica del Tempo Ordinario
31 agosto 2025
Prima Lettura
La persona umile rende gloria a Dio perché riconosce che tutto ciò che possiede è suo dono, non se ne vanta, come se li possedesse per merito proprio, e li utilizza per il bene.
Dal libro del Siracide
3,19-21.30-31 [gr. 3.17-20.28-29]
Figlio, compi le tue opere con mitezza, e sarai amato più di un uomo generoso. Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore. Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi, ma ai miti Dio rivela i suoi segreti. Perché grande è la potenza del Signore, e dagli umili egli è glorificato. Per la misera condizione del superbo non c’è rimedio, perché in lui è radicata la pianta del male. Il cuore sapiente medita le parabole, un orecchio attento è quanto desidera il saggio.
Meditazione
C’è un abisso tra umiltà e superbia e i frutti sono molto diversi: l’umiltà apre la porta a molte virtù, la superbia a molti vizi. La persona umile è vicina a Dio e crea molte amicizia vere. Il superbo è destinato all’isolamento, perché incapace di verità e di rapporti sinceri e disinteressati.
Seconda Lettura
Gli ebrei nel Primo Testamento hanno fatto esperienza di un Dio vicino, ma tremendo, infatti avevano chiesto di non avere accesso diretto a Dio, ma solo attraverso intermediari, come Mosè. I cristiani, invece, hanno conosciuto un Dio diverso, visibile e avvicinabile in Gesù, mite e misericordioso.
Dalla lettera agli Ebrei
12,18-19.22-24a
Fratelli, non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola. Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova.
Meditazione
Molti cristiani hanno una visione di Dio più vicina alla mentalità ebraica che a quella di Gesù. E questo condiziona non solo il rapporto con Dio, ma anche quello con i fratelli. Per questo ci sono cristiani che hanno paura di Dio, pur sapendo che è Padre misericordioso, cristiani che chiedono a Dio di punire i nemici, e altri che vivono le opere della fede e dell’amore fraterno come un dovere pesante e non come un dono gioioso.
VANGELO
Luca indirizza la parabola e l'insegnamento di Gesù, che ascoltiamo oggi, non tanto agli invitati e al padrone di casa, quanto ai cristiani della sua comunità. È nella Chiesa che bisogna bandire la corsa ai primi posti e imparare ad amare gratuitamente i poveri e gli scartati di questo mondo.
Dal vangelo secondo Luca
14,1.7-14
Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: «Cedigli il posto!». Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: «Amico, vieni più avanti!». Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato». Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
COMMENTO
Gesù, attorniato da farisei, è sotto osservazione a casa di un capo dei farisei. È sabato e ha guarito un idropico. Alla sua domanda, se loro di sabato avrebbero tirato fuori dal pozzo il figlio o un bue, non avevano saputo, o voluto, rispondere.
Anche Gesù osserva loro e ha notato un'abitudine nei banchetti (non solo allora): cercano tutti i primi posti. Nel libro dei Proverbi (25,6-7) c’era un consiglio: “Non darti arie davanti al re e non metterti al posto dei grandi, perché è meglio sentirsi dire: ‘Sali quassù’, piuttosto che essere umiliato davanti a uno più importante”. Sembra una furbizia, mettersi in fondo in attesa di essere chiamato più su. Anche se le parole di Gesù sono ispirate a questi versetti, certamente con questa parabola egli non consiglia la furbizia ma l’umiltà. Infatti la conclusione, “chi si umilia sarà esaltato” è un tipico passivo divino e dice che sarà Dio stesso a umiliare i superbi e a esaltare gli umili. E con Dio la furbizia non funziona. Ma Luca sta parlando alla sua comunità e questo è un ulteriore insegnamento valido per i cristiani, che hanno come modello Gesù; essi non solo non devono sgomitare per fare carriera nella comunità, ma sono esortati a scegliere gli ultimi posti, che sono quelli dei servi. Per questo l'esaltazione promessa non segue i criteri di questo mondo, ma quelli del vangelo e di Gesù, che ha vissuto la sua esaltazione, salendo sulla croce.
L'insegnamento al padrone di casa. Secondo la mentalità tradizionale, nel pranzo solenne del sabato, bisognava invitare parenti, amici e persone di riguardo ed era normale che l'invito fosse ricambiato. Gesù per i cristiani sovverte la logica: bisogna invitare coloro che sono esclusi, quelli che nessuno invita, dato che non possono ricambiare. Perché? Il banchetto della vita, inaugurato da Gesù, è per tutti, nessuno deve essere escluso. Inoltre, coloro che hanno scelto di seguire Gesù, devono imparare ad amare gratuitamente come lui.
Quanto alla ricompensa o al castigo, Gesù dice che saranno dati da Dio, ma non dice mai che arriveranno solo nell’aldilà (dove sicuramente la ricompensa sarà completa e perfetta). La gioia di chi segue Gesù, e agisce come lui, e la comunione e la condivisione che si realizzano nella comunità cristiana, sono già ricompense da gustare in questo mondo. Va considerato anche che per il cristiano l'amore riversato sui poveri non è mai strumentale, ma nella gratuità realizza la somiglianza al modo con cui Dio Padre ci ama e ci manifesta al mondo come veri figli di Dio. Si può desiderare altra ricompensa?
SPUNTI PER L'ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA
- Gesù ci osserva, con amore. Nel momento in cui ci rendiamo conto che ci sta osservando, come reagiamo? Se ci sentiamo accusati, siamo sicuri che è lui ad accusarci? Se sentiamo su di noi il suo sguardo amorevole, sappiamo riconoscere a che cosa ci sta invitando?
- È successo qualche volta che qualcuno in comunità sia stato considerato, 'ingiustamente', più importante o più meritevole di noi? Come abbiamo reagito? Cosa ci avrebbe detto Gesù?
- Fare gesti di amore fraterno verso chi non fa parte della nostra cerchia e non potrà ricambiare, non è molto apprezzato nella cultura che distingue ancora le persone per razza, sesso, censo, titoli sociali, religione. E noi cristiani cosa ne pensiamo e come ci comportiamo?
- La gratuità è una caratteristica dell'amore divino. Il Signore ci ha detto chiaramente di fare del bene di nascosto. Farlo senza aspettarsi contraccambio dovrebbe essere più facile.
PROPOSTA DI IMPEGNO
Fare un dono significativo a una persona che non può ricambiare.